I coniugi si separarono di fatto. Lei andò ad abitare con i figli in un appartamento a piazza di Spagna e da allora cessarono di vivere insieme. I debiti di Gabriele inseguivano ancora Maria, che fu costretta a presentare la domanda di separazione il 14 maggio 1894, proprio allo scopo di salvare quel poco che restava del patrimonio familiare. L’iniziativa della moglie colse d’Annunzio nel periodo peggiore della sua esistenza; dalla relazione con la contessa Gravina aveva avuto la figlia Renata ed era nella miseria più nera. Scongiurò Maria di soprassedere alla separazione e lei non si presentò all’udienza fissata per il giorno 7 giugno 1894, così l’istanza venne archiviata.
Ma il 18 maggio 1899, quando la posizione di lui era decisamente migliorata, entrambi si presentarono avanti il dott. Loepoldo Cesterman, presidente della I sezione civile del Tribunale di Roma per definire la loro separazione legale e stavolta venne omologata. I tre figli legittimi vennero affidati al padre che si assunse l’onere della loro educazione ed il costo delle rette scolastiche dell’Istituto Cicognini di Prato dove i primi due vennero inviati; la moglie avrebbe goduto di un assegno alimentare di cento lire mensili, che peraltro non le versò mai, e avrebbe accollato al marito i suoi debiti fino alla concorrenza di cinquemila lire ( cifre davvero rilevanti per l’epoca), somma che poi D’Annunzio avrebbe corrisposto a rate raggiungendo un accordo direttamente con i creditori.
Passò altro tempo ed entrambi pensarono al divorzio senza particolare determinazione.
La prima fu Maria nel 1904, ma un anno dopo ci provò anche Gabriele, determinato a voler sposare la Marchesa di Rudinì. A questo scopo si recò in Svizzera, ritornando ben presto sulle sue decisioni per le difficoltà esposte dall’avv. Girod, che gli aveva prospettato di prendere la cittadinanza svizzera per ottnere l’annullamento ed il divorzio; quindi anche questa iniziativa si spense. L’esame della documentazione rivela un certo contrasto di intenti tra i coniugi che non venne composto, malgrado Maria arrivasse a rinunciare al credito degli assegni alimentari maturati e mai riscossi ed a quelli futuri.
Dopo la separazione la sig.ra D’Annunzio visse comodamente tra Parigi e Roma ed accolse tranquillamente il marito, quando a causa del dissesto della Capponcina fu costretto a fuggire in Francia per non essere travolto dai creditori. Si legò al letterato Robert de Montesquiou e fu presente nei migliori e più importanti consessi letterari parigini. Ormai D’Annunzio era diventato un mito, abilmente alimentato da sé stesso e la sua popolarità era alle stelle. Ne beneficiò anche lei, conosciuta nei salotti della Ville Lumiere come “ Madame D’Annunzio” e quindi destinataria dei relativi riguardi.
Dopo la fine della I Guerra Mondiale e l’Impresa di Fiume D’Annunzio era un monumento vivente. Venne creato nobile come aveva sempre sperato e desiderato, così Maria divenne la Principessa di Montenevoso ed ebbe il suo riscatto, salendo addirittura nella scala gerarchica nobiliare, a dispetto delle catastrofiche premonizioni paterne. Benficiaria di cotanta gloria riflessa prese il suo posto anche nel Vittoriale occupando la Villa Mirabella, unita sin dal 1924 al comprensorio che Gabriele andava realizzando. Anche qui la discrezione di Maria che forse sconfina nel calcolo, si manifestò precisamente. Pur abitando in quel reame che il marito aveva creato ebbe una posizione defilata. Mai in contrasto con Luisa Baccara, la vera signora del Vittoriale e accontentandosi di contattare il marito, solo se da lui richiesta. Della corte dannunziana desiderava far parte ufficialmente, per il rango che le spettava, ma si teneva alla larga, prudentemente, da tutte le beghe e gli affari che si discutevano anche drammaticamente nella Prioria.
La politica non l’attraeva e non se ne fece seguace. Accompagnò il feretro del marito al braccio del Duce, per dovere di vedova ed obbligo di forma.
Sopravvisse alla scomparsa di Gabriellino avvenuta il 18 dicembre 1945, ma non era stata troppo attaccata ai figli di cui aveva scarsamente seguito le sorti.
E’ indubbio che tra tutte le donne amate da D’Annunzio, Maria sia l’unica ad aver ricevuto benefici dopo la rottura del loro sodalizio e le sia stata assicurata una fine decorosa e senza alcun affanno.
Donna Maria Hardouin di Gallese, principessa di Montenevoso, si spense a Gardone Riviera il 18 gennaio 1954.
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