Archivio

Gli Hardouin – Maria Hardouin di Gallese

L’origine della famiglia di Maria è ormai nota.
Jules Hardouin, sottufficiale degli ussari francesi, figlio di un modesto orologiaio di Caen, dove era nato nel 1823, a cui una famiglia di scarse risorse non aveva dato altra possibilità che la carriera militare per risolvere la sua esistenza, era un uomo di carattere allegro e di bell’aspetto. Alto, robusto, aitante, faceva la sua figura in divisa e non era affatto disprezzato dal gentil sesso. Il suo destino cambia quando viene inviato al seguito del corpo di spedizione francese, agli ordini del generale Oudinot, chiamato a restaurare l’ordine a Roma dopo la repubblica del 1849. Sbarcato a Civitavecchia e giunto nella Capitale, dopo la disfatta dei repubblicani e l’avventurosa fuga di Garibaldi verso Venezia che ancora resisteva agli austriaci, si acquartierò nelle scuderie di Palazzo Altemps. I nobili romani, messo da parte l’astio per i francesi a cui non perdonavano di aver deposto persino il Papa, al tempo di Napoleone I, ora li invocavano e volentieri accettavano di ospitarli presso i loro antichi e bellissimi palazzi, ritenendoli una protettiva sicurezza, dopo aver sperimentato l’avvento della Repubblica del Popolo, che, sia pur per un brevissimo periodo, tanti danni aveva loro procurato.
Naturalmente essendo un sottufficiale e quindi di rango non elevato, occupava le scuderie di Palazzo, con affaccio verso p.zza S. Apollinare, che oggi ospitano il museo Altemps e tutte le mattine armato di brusca e striglia si prendeva cura dei suoi cavalli. Si era in estate e il giovane ussaro doveva essere uno spettacolo peccaminoso per la sconsolata duchessa Lucrezia Alessandrina Altemps, padrona di casa, che dalle tendine della sua stanza spiava quell’uomo possente, nudo dalla cintola in su, mentre faceva passeggiare il cavallo, facendo sfoggio dei suoi muscoli e della sua esuberanza fisica, conscio di occhi che lo spiavano golosamente.
Lucrezia Altemps era recente vedova. Suo marito e cugino era Marco Aniceto Altemps, duca di Gallese (un piccolo Comune vicino Roma) ultimo rappresentante di una famiglia di mecenati e fieri cultori d’arte, tanto da raccogliere nel palazzo quella splendida collezione che oggi possiamo ammirare. Se n’era andato via da quel mondo rutilante troppo presto, all’età di 27 anni, essendo morto proprio nel 1849, trasmettendo il titolo di Duca di Gallese al loro unico figlio Giovanni. Intanto Donna Lucrezia soffriva dei suoi turbamenti. Quell’ussaro le era entrato in circolo e non ne poteva più fare a meno. Testarda e decisa, forse forte del suo rango e delle sue possibilità, si fece avanti sfrontatamente con il fascinoso. Jules, per nulla intimorito dalla situazione, certo che l’ascendente verso quella patrizia gli consentisse di osare l’inosabile, puntò forte. Gli disse chiaramente che non sarebbe salito ai piani superiori del palazzo che da padrone di casa e mai da giocattolo della duchessa. Così era: prendere o lasciare. La pallina girò nella ruolette della sua vita e quel giorno il numero puntato uscì.
Lucrezia Altemps, che non desiderava altro, acconsentì di diventare sua moglie nel 1850, appena trascorso il minimo lasso di tempo vedovile e fece le cose in grande perché Jules non si mortificasse per le sue origini plebee. Per prima cosa ottenne la promozione a sottotenente. Ora era un ufficiale francese e meritava un po’ di rispetto in più. Avrebbe potuto fare altro, ma forse era prudente aspettare e certamente non era edificante nei confronti di suo figlio, autentico Altemps e duca di Gallese, per trasmissione paterna. In fondo Jules non era un avido e fino a quel momento aveva avuto dalla vita ben più di quanto avesse sperato; si ritrovava in una posizione onorevole, consorte di una appartenente alle più nobili famiglie romane; la stalla quanto le angustie della vita militare, erano un antico ricordo ormai.
Ma era scritto che si dovesse andare oltre e nessuno si oppose al destino.
Il figlio di Donna Lucrezia e Marco Aniceto Altemps si spense prematuramente. La madre, venuto meno l’ultimo ostacolo di natura morale, prese ad intercedere presso Pio IX perché consentisse la trasmissione del titolo di Duca di Gallese al nuovo marito, giusto per toglierlo da un anonimato compromettente e riscattarlo agli occhi dei familiari, ma anche della nobiltà romana. Il Papa dalla sua parte acconsentì con provvedimento datato 8 marzo 1861, rendendolo, oltre che Duca, anche Marchese delle Rocchette e patrizio romano a tutti gli effetti.
Ora era tutto a posto, grazie alla generosità ed all’intraprendenza di Lucrezia, ben inteso, la quale, ahimè non fece in tempo a goderne i frutti, posto che anch’essa andò anzitempo, a raggiungere il figlio e suo padre.
All’improvviso Jules si ritrovò libero, solo, patrizio romano, padrone del palazzo e del patrimonio Altemps. Era ancora un bell’uomo ed ora era reso ancor più interessante dalla posizione che aveva fortunosamente assunto, passando, nell’arco di 10 anni, dalle stalle di Palazzo Altemps a padrone assoluto dello stesso. Non era davvero poco.
Trascorso un ragionevole lasso di tempo per far trascorre un lutto che, all’atto pratico, ben poco aveva di doloroso, si guardò intorno per cercare una nuova sposa con cui dividere quella fortuna che gli era magicamente capitata.
Il fatto è che Jules Hardouin, benchè patrizio romano, non aveva fatto in tempo a cancellare le sue origini ed era rimasto un uomo semplice, certamente non in sintonia con quell’aura di cultura e di altezzosità che pervadeva il Palazzo e promanava dalla sua acquisita famiglia. Va detto, a sua lode, che si dedicò con soddisfazione a curare le proprietà ricevute, che ampliò e ne migliorò il reddito, ricavandone un’altra fortuna, questa di suo esclusivo merito, tipica dei lavoratori che non conoscono altri svaghi, ma bisognava fare qualcosa per supplire alla carenza culturale cercando una donna sensibile alle arti ed esposta verso il sapere.
La scelta cadde, complice la principessa Sciarra Colonna, su donna Natalia Lezzani, figlia di un marchese originario di Mendrisio, nel Canton Ticino. Una donna di 20 anni più giovane e molto attraente.
Si sposarono subito, ma il matrimonio non si rivelò affatto felice. Troppo differenti erano i due caratteri e, mentre il Duca era attratto verso la campagna, atto a sorvegliare il raccolto ed il lavoro dei suoi contadini, Donna Natalia, investita in pieno nel suo nuovo rango si diede completamente al jet set dell’epoca, che oltre mille anni luce era distante dal marito.
Il 17 giugno 1862 nasceva Luigi mentre il 30 Gennaio 1864 nasceva Maria, entrambi a Roma a Palazzo Altemps.
Nel 1868 Jules vendeva il castello delle Rocchette e con esso il titolo di Marchese.
La convivenza con Natalia era ormai definitivamente compromessa. I due facevano vita separata, pur sotto lo stesso tetto. Era il primo dispiacere.
Il secondo glielo procurò Gabriele D’Annunzio e fu ben più grave.
La vita, oggettivamente generosa, di Jules Hardouin si spense a Roma nel 1905 alla rispettabile età di 82 anni. Con la proclamazione di Roma Capitale e faticosamente unita allo Stato Italiano, egli attese 16 anni per il riconoscimento del suo titolo da parte della nuova amministrazione statale, che avvenne con decreto ministeriale il 27 aprile 1886. Il titolo di Duca di Gallese passò dunque a Luigi alla morte del padre, al quale – come vedremo – rimase legato, ma dovette vederselo confermato da una sentenza del Tribunale di Roma, la quale statuì la conferma del predicato sul cognome, il 14 febbraio 1908. Si spense il 2 dicembre 1920.
Gli Hardouin finirono per spartirsi equamente i figli. Luigi andò a vivere col padre a palazzo, mentre Maria fu legata alla madre che di lei prese strenuamente le difese quando venne travolta dall’ira del padre, che non le perdonò mai il fidanzamento ed il matrimonio con D’Annunzio.
Natalia Lezzani, dopo il matrimonio della figlia e la nascita dei primi due figli, andò a vivere con Maria, abbandonando per sempre Palazzo Altemps, a cui non era mai stata troppo legata. D’Annunzio ebbe per lei profondo e riconoscenza, visto che la Duchessa si era sobbarcata l’onere di mantenimento della sua famiglia, obbligo che aveva visto il Poeta troppo spesso latitante. Nemmeno la suocera, che ne aveva tutte le ragioni, fini per disprezzare D’Annunzio, capendone, a volte più della figlia, le intemperanze. Il fatto è che il giovane Gabriele fece la sua comparsa a Palazzo Altemps nel 1883, più per dare la caccia alle mature grazie della Duchessa Natalia, capace ancora di forti attrattive, piuttosto che di sua figlia. Si spense il 15 gennaio 1925, come si apprende da un doloroso telegramma di D’Annunzio a Mussolini, nel quale si annuncia la morte di “ Mamma Natalia”.

CORRELATI

Maria Hardouin
gabrieledannunzio.it logo black
è un progetto Performarsi Digital S.r.l. | Via Garibaldi, 10 - 36035 - Schio (Vi) | P.Iva 03820210247
gabriele d'annunzio firma