L’opera di Gabriele d’Annunzio è, per sua natura, politica, guidata da un desiderio di rinascita e rinnovamento sociale. La Prima Guerra Mondiale però è per il Vate l’occasione per rientrare in Italia dopo la sua fuga, durata cinque anni. Si schiera sin da subito con gli interventisti e partecipa attivamente al conflitto come ufficiale dei Lancieri di Novara al comando del Duca d’Aosta.
A Venezia d’Annunzio progetta i primi voli, ma nel gennaio 1916 durante un giro di ricognizione con un idrovolante incappa in un incidente che gli costa la perdita dell’occhio destro. L’impresa che gli fa ottenere però la promozione a maggiore è il volo su Pola per bombardare le postazioni militari a giugno 1917. L’anno successivo a febbraio compie la “Beffa di Buccari” con Ciano e Rizzo, mentre, dopo diversi tentativi, il 9 agosto compie l’impresa di volare su Vienna, capitale nemica, con undici aerei monoplani e lancia 40 mila volantini con scritto: “Viva la libertà! Viva l’Italia! Viva l’Intesa”, per invitare i viennesi alla resa.
Il suo status di guerriero però viene fortemente deluso dalla vittoria “mutilata” riconosciuta all’Italia dopo le trattative di pace e nel settembre 1919 occupa e governa Fiume e redige successivamente la Carta del Carnaro, una delle più moderne costituzioni. Il trattato di Rapallo, firmato dal governo Giolitti, però sancì la fine della Reggenza di d’Annunzio a Fiume.