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Brooks – I rapporti epistolari con d’Annunzio

La Brooks conobbe e si innamorò di Gabriele d’Annunzio nel 1909 a Parigi. Il poeta, notoriamente assai volubile, la prese pochissimo in considerazione sul piano sentimentale (parlandone con Tom Antongini ebbe a dire con assai poca discrezione che come amante non l’aveva entusiasmato) e la lasciò assai presto per la russa Nathalie Goloubeff (‘Donatella’), abbandono che Romaine prese malissimo e che rimproverò al poeta in una lettera durissima al limite dell’oscenità.

Col tempo comunque essi si riavvicinarono e D’Annunzio la considerò poi per decenni come un’amica fedele e, tutto sommato, con lei da allora si comportò sempre dignitosamente. La relazione portò a due ritratti di D’Annunzio, conservati uno al Vittoriale e l’altro al Museo del Luxembourg di Parigi.
Egli la soprannominò, con felice intuizione, Cinerina, affascinato anch’egli dai toni di grigio che ella sapeva donare alle sue opere. Quando poi, assediato dai creditori, D’Annunzio fu costretto a lasciare l’Italia, fu lei a trovargli la villa ad Arcachon (al cui affitto contribuì generosamente) dove il poeta trascorse cinque anni in mezzo alla sua solita paccottiglia ed alle sue rituali alate sceneggiate.
La guerra fece ritrovare i due e la Brooks visitò spessissimo D’Annunzio nella Casetta Rossa di Venezia dove egli si ritirava tra una presenza al fronte ed un’impresa bellica.
La fine della guerra segnò praticamente anche la fine della loro frequentazione. Si sa di qualche rara visita di Romaine al Vittoriale ma nulla di più.

TRE LETTERE

Di seguito riportiamo tre lettere di Romaine Brooks a D’Annunzio. All’Archivio del Vittoriale esistono più di cento lettere e telegrammi di Romaine dirette a D’Annunzio ma essi necessitano di un inquadramento critico e di una analisi storica. Da una rapida analisi la grafia della brooks risulta elegante, piuttosto precisa e vagamente dannunziana.

1909-1910

Caro, se è per vederti più a lungo, meglio davvero aspettare altri sette giorni.
Che gioia rivederti!
Ma che non sia più di questi sette giorni, d’accordo?
Andremo di nuovo insieme in automobile, mano nella mano, io che guardo gli alberi e te – addormentato.
Vedo ancora il tuo caro volto incorniciato dal casco di cuoio che si perde quasi nel gran collo di pelliccia.
Ricordi la tua grande tristezza ascoltando le campane della sera e il tuo risveglio di tenerezza in albergo? Non ho dimenticato nulla, anche la pioggia di rose gialle e dopo, la partenza tremenda.
Si, voglio vederti prima di partire (cosa che già m’interessa di meno) e tra sette giorni t’aspetterò senza fallo, vero ? Hai ricevuto i miei due ultimi telegrammi in italiano? A volte mi chiedo se li ricevi tutti i miei telegrammi.
Scrivimi, diletto, e tra una settimana ti bacerò sui due angoli amari.
Arrivederci, arrivederci
Carissimo Ti sono stata molto molto vicina nei tuoi giorni di solitudine.
Ma domani, mi dici, non sarai più solo…
(La lettera, in francese, senza data e senza firma, risale agli anni 1909-1910)

1910

Romaine, siete una grande artista, tutte le vostre forze e tutti i vostri pensieri sono nella vostra arte, allora perché tentate un altro ruolo la cui riuscita vuol dire schiavitù e imbecillità?…
Rifugiandovi nella vostra arte potrete non curarvi della natura e delle sue insidie. Ora discendete dal vostro trono per mescolarvi agli intrighi della folla.
Siete un’eletta e diventate una femmina comune, vi mescolate con cose intorno a cui le più insignificanti persone della strada ne saprebbero sempre più di voi… Cosi io parlo, caro amico, con molta vanità, senza dubbio, ma anche con un po’ di tristezza poiché avrei voluto qualche volta sedermi su uno sgabello vicino a un trono più alto del mio. Ahime! il Re non c’è quasi mai… Sembra che scenda tutte le sere per far sognare una donna al fianco delle dune e quando torna, dorme quasi tutto il tempo con i piedi sullo sgabello… : È triste.
(Frammento di lettera di fine relazione, in francese, di Romaine a D’Annunzio, elaborata in terza persona, che è piuttosto un dialogo con se stessa. 1910. Allo stesso periodo è da far risalire la caricatura del “Masked Archer” che chiarisce assai bene lo stato d’animo della pittrice)

25 aprile 1917

20 Avenue du Trocadero
25 aprile 1917
Carissimo Fratello Gabri
Finalmente ho ricevuto la lettera, ma sono così triste pensando a quanto Gabri ha dovuto soffrire e quanto la minaccia di perdere l’occhio sinistro sia stata difficile da sopportare. Spero che ve ne andiate presto in montagna per rimettervi in forma.
Allora, una volta rimesso in forza non ci saranno altre ragioni per impedirvi di venire a Parigi e visitare gli altri fronti.
Curatevi quindi caro amico.
Senza dubbio l’aria di Venezia favorisce la febbre, l’ho già sentito altre volte. Ho pensato anche che l’occhio malato era pieno di luce e che la sera aveva una grande profondità d’espressione, molto di più dell’occhio sano.
Spero davvero che la ferita si cicatrizzi; quanto tempo ancora ci vorrà secondo l’oculista, perché questo avvenga?
Che l’America si sia decisa a entrare in guerra è stato un gran sollievo per tutti. Adesso ci vuole pazienza, ma questo sforzo colossale che si sente intorno da’ una tale tensione di nervi che è difficile continuare la vita di tutti i giorni.
Le signore del bel mondo e quegli ometti che hanno intorno sono divenuti odiosi, non riesco a sopportarli e allora, poiché la vita di Parigi non mi dà degli amici veri, vivo in completa solitudine, quasi sepolta dai libri.
Ho quasi finito la Venere triste, che è distesa addormentata su un velluto nero con il cielo blu del crepuscolo sullo sfondo e delle nuvole bianche.
Lo chiamo “Le Reve Triste” ed ella piange grosse lacrime.
Quando sarà finito lo farò fotografare e vi manderò una fotografia. L’altro giorno Benedicte ha posato per la vostra mantella; ma non mi è piaciuta e ho tolto tutto quello che avevo fatto. Gli piace il mio autoritratto e lo vuole per il Luxembourg. Se solo volesse metterlo di fronte a quello di Gabri così potremmo guardarci sempre. Tristi sulla terra ma felici nello spazio. Penso spesso ai Notturni, mi dispiacerebbe molto se la dedica non fosse per me.
Ma certamente siete stato troppo malato per occuparvene.
A proposito del “dramma grigio” non bisogna neanche pensarci fino a che non vi siate completamente rimesso e dopo la guerra. Ho fatto consegnare la lettera alla Società dal mio autista che se ne è andato via subito, naturalmente, così Bachot non ha potuto capire chi l’avesse mandata. Da quando sono tomata non ho mai più visto la “Diva”.
I miei affari vanno molto meglio in America. L’altro giorno ho ricevuto una lettera da laggiù, che sapeva di acqua di mare ed era ancora umida, con la scrittura che si leggeva appena: le parole “incidente di mare” facevano capire che la nave era stata silurata.
Vi penso continuamente, caro amico. Curatevi, vi prego. Come sta Aelis? Salutatela da parte mia.
Ho quasi dimenticato come si fa a ridere, qui nessuno sa ridere, sono solo capaci di parlar male. Spero caro Gabrino di vedervi presto, mandatemi spesso vostre notizie.
Bacio l’occhio malato e vi auguro una pronta guarigione.
Non dimenticate di mandarmi il messaggio all’America.
Se me ne mandate due, ne manderò uno agli amici di laggiù
Cinerina
(Naturalmente D’Annunzio non le dedicò il Notturno ma ella vi compare con il nome di Cinerina. Aelis è Aelis Mazoyer, la fedele e giovane governante di D’Annunzio. Il Dramma Grigio, che prendeva ispirazione dalla pittura della Brooks, rimase allo stadio di progetto. Della Venere Triste si sono perse le tracce).

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Romaine Brooks
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