Vieni a trovarmi stasera,
bussa alla porta ed aspetta,
aspetta e vedrai comparire,
quell’uomo che chiamavi amore.
La stanza sarà illuminata,
da un timido e fioco barlume,
ti sussurrerò un canto gentile,
più lieve del sonno in Aprile.
Saremo gli stessi d’allora,
e sembrerò giovane ancora,
e a un tratto vedremo tornare,
quei bimbi curiosi d’amare.
II.
Un oggi, di tanti anni addietro,
tu eri al mio fianco e mi amavi,
la luce era fioca e quei baci,
ti giuro non li ho mai scordati.
Poi tutto è finito ed il tempo,
ha come guastato anche il sogno,
son morte tantissime cose,
poi è morto con loro il mio cuore.
Persino il rimpianto è svanito,
e il verso mi ha quasi tradito,
non so più che voglio o chi sono,
a che Santo chieder perdono.
Ti aspetto, dai vieni stasera,
la luna si è appena distesa
la luce già adesso è soffusa,
mi sento lo stesso d’allora.
Che importa se siamo invecchiati,
se non credo più a ciò che scrivo,
se faccio fatica persino
a buttarti giù questo schifo.
Perdonami amore d’un tempo,
che amasti in quel giorno di Maggio,
lo sguardo d’un uomo che aveva,
l’ingenua speranza ancor viva.
Daniele De Marchi – 29 Maggio 2006
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