L’ossario del Pasubio

Ossario del Pasubio in un tiepido giorno di Settembre…

tratto dal romanzo “Lettera ad un’amante perduta” – di Daniele De Marchi

… forse eÌ proprio questo il motivo per cui dopo tanti anni ancora non riesco a dimenticare il tuo amore, per cui tu sei rimasta qualcosa di impareggiabile, simile ad una divinitaÌ che riesce a far emergere quella parte femminile di me che sapeva amare ardendo delicatamente di squisita passione. La nostra vicenda non eÌ mai scaduta nel retorico, non eÌ mai scesa sino a toccare squallore del quotidiano, entrambi vivevamo l’amore senza alcuna pretesa dall’altro, non c’era niente da dover meritare, nessuna regola da dover rispettare poicheì l’amore era fine a se stesso, bastava a renderci schiavi ed artefici di un prodigio indescrivibile.
Non sarai la madre dei miei figli, la donna che mi vedraÌ invecchiare, colei che dovraÌ sopportare i miei vizi e le mia frasi storiche. Non ho avuto il tempo di deluderti o di manifestarti la parte piuÌ umana e volgare di me. Assieme abbiamo vissuto soltanto il bello dell’amore e le sue trappole, abbiamo respirato a pieni polmoni la tragedia di una grande passione che moriva, abbiamo visto e vissuto cose che erano fini a se stesse a al nostro cuore senza chiederci mai l’utilitaÌ od il senso per cui ad esempio un pomeriggio di Marzo fuggimmo sino all’Ossario del Pasubio soltanto per baciarci fra la nebbia e correre a scaldarci con una cioccolata calda. Forse fra quelle ossa doveva riposare anche quel giorno di Marzo, quella nebbia grigia, la mia auto di un tempo, il maglione nero che indossavi quel giorno, i vetri appannati su cui scrivesti la frase “ Ciao da Sabina ”, e la nostra infinita e dolorosissima poesia.

Adesso che hai dei figli ed io un lavoro sicuro, adesso che la vita ha ci rivelato il suo lato piuÌ volgare, adesso che quei giorni non potranno mai piuÌ tornare, soltanto adesso amore mio voglio scriverti questa lunga lettera per dirti che tutto rivive dentro di me ogni giorno, che non passa attimo in cui io non avverta la percezione di com’era la vita in quegli anni e che non ripensi ai tuoi occhi…

ossario del pasubio

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