Quando la sera passavi a casa mia,
io ti accoglievo in quelle stanze vuote,
un vento blando ti percuoteva lieve,
e ti invitavo docile a sedere.
Avevi allora un esile vestito,
fatto di fiori rossi o viola foschi o di lilla,
ed il vento spandeva il tuo profumo,
in quelle sere di tanti anni fa.
Avevo anche, un piccolo terrazzo,
talvolta a sera ci si metteva fuori,
che bella estate, seduti nell’ascesa,
a contemplare la triste città accesa.
Ed eri mia, le mani, gli occhi, i sensi,
e quei capelli che danzavano col vento,
ed eri allora perdutamente bella,
tra i verdi sogni di quella fresca estate.
E in quel terrazzo alberga la mia vita,
in quelle sedie rivedo te ogni sera,
odo stormir nel vento le tue frasi,
scorgo il miraggio di stringerti le mani.
Ed ora aspetto sperando in un futuro,
in altre vite, in altri tempi, in altri giorni,
di rivederti ancora, per una volta sola,
in quel luogo ove tuttora vaga la mia gioia.
Rivedrò ancora quel vestitino a fiori,
sarai perdutamente, per sempre e solo mia,
ma tu non senti le mie parole sorde,
morte in quel giorno che non avrà ritorno.
Ma non riporre quel vestitino a fiori,
tra le altre vesti i simboli e ricordi
in quell’armadio che serba tra la polvere
i miei sogni…
Daniele De Marchi
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