Nel corso degli anni sono state affrontate dai biografi miriadi di volte tematiche relative alla figura del poeta soldato, alla sua fama di conquistatore, al suo tentativo di far della sua vita ciò che si fa d’un opera d’arte. Ma spesso si tende a trascurare il fatto che D’Annunzio rappresenta come afferma Gozzano il vero figlio del nostro tempo ovvero colui che seppe giocare magistralmente con le mode, le tendenze ed i cambiamenti di costume portando tutto a proprio vantaggio.
D’Annunzio vive in un periodo oscuro e di vero e proprio cambiamento per l’Italia, nasce nell’epoca della crisi dei valori e delle certezze, vive l’incubo di un Italia borghese intesa all’utile alla moneta, una società grezza, arida, rude e concreta che abbisogna di certezze, ricerca nuove condizioni di vita, ricerca altri stimoli. D’Annunzio rappresenta per la borghesia del tempo il nume carismatico, l’eloquente esteta, l’esempio di vita inimitabile da professare, rappresenta una nuova fede, un nuovo credo il culto del bello, del magnifico, del buono.
E’ chiaro che D’Annunzio è un antiborghese, anche lui come Gozzano è convinto che i conservatori benpensanti non possano concepire il senso della poesia e la bellezza dell’arte, ma a differenza di altri D’Annunzio sfrutta la superficialità borghese per esaltare la sua persona…
…oggi l’alloro è premio di colui,
che sale alla ribalta per far di se
favoleggiare altrui…
D’Annunzio predispone magistralmente le fialette della seduzione, e con la sua magnifica prosa e la sua affascinante poesia non solo conquista le più ambite donne d’Italia ma arriva a infervorare gli animi, incantare i cuori e ammaliare gran parte della società del tempo.
Bisogna dire che il fenomeno Dannunziano è potuto esistere proprio perché allocato in quel determinato periodo storico in cui la società attenta solo a cose frivole e materiali aveva bisogno di una sorta di “spiritualizzazione” e di una ventata di novità. Bisogna anche dire che a amplificare il fenomeno dannunziano furono i mezzi di informazione la stampa, le cronache mondane e ( successivamente alla Marcia su Roma ) fu proprio il regime ad utilizzare la figura del poeta guerriero come strumento propagandistico.
Ma la maggior parte delle apparizioni pubbliche, la pretesa di voler essere una guida spirituale per l’Italia furono per lui un bisogno patologico di platea e protagonismo e mai un tentativo di potere.
D’Annunzio in parte aderisce al pensiero Fascista anche se la sua posizione all’interno di esso è abbastanza dubbia, in quanto D’Annunzio non aveva alcuna linea politica e per anni continuò ad alternare momenti di adesione a momenti in cui “ANDAVA VERSO LA VITA” ( così definì il poeta quando per la prima volta in maniera eclatante decise di passare a sinistra, quando tutti erano a destra )
Per il regime D’Annunzio rappresentava una figura preziosissima ma pericolosissima, preziosa per la capacità di sedurre col verso e pericolosa per l’estrema incoerenza. D’Annunzio era un artista, la cui passione ed il bisogno di protagonismo sfociavano talvolta in episodi eclatanti ed auto propagandisti, dalla falsa caduta a cavallo del D’Annunzio sedicenne al volo su Vienna del D’Annunzio cinquantenne.
D’Annunzio non ebbe mai pudore nel rendere pubbliche le proprie esperienze, anzi le sfruttava per salire nuovamente alla ribalta, incurante della pericolosità e del tempo che passava.
Così tuttora D’Annunzio fa ancora parlare di se…
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