Clemente e Stefano si ritrovano dopo anni nella lussuosa casa di Filippo D’Arborio, (anche lui amico d’un dolcissimo periodo remoto della defunta giovinezza) tutti gli oggetti, gli arazzi, le mute reliquie d’un passato comune evocano in entrambi il ricordo amaro, pungente e spietato degli ardori giovanili. Tutti gli amici d’un tempo, le loro passioni, la fede ceca e la dedizione pura all’arte sembrano essersi dileguati ed inghiottiti dal grigio vivere borghese e conformista.
"Verrete amici d’adesso a trovare me stesso, ma chissà quanti me stesso saranno morti in me stesso" ( L’ipotesi – Gozzano )
"Ma chi è rimasto intero, di noi, da quel tempo ? Quanti sono morti, che sembrano vivere ancora perché li incontriamo nelle vie e ci salutano passando". ( La nemica – D’Annunzio )
La nemica rappresenta la sconfitta degli ideali giovanili, la morte delle ingenue e spontanee passioni, la lenta ed inesorabile decadenza dell’arte pura intesa come forma espressiva fine a se stessa. La nemica è un battere che risiede nella società odierna e che ci obbliga a scendere a patti con una realtà arida, rude, spoetizzata, “intesa alla moneta”.
La Nemica può essere intesa la società borghese del tempo, capace di nutrire sentimenti artefatti e di credere soltanto a ciò che gli è stato imposto di credere…
La Nemica può essere la moglie di Carlo Vitelli che fece morire in lui "l’infezione letteraria" ponendolo davanti ad un mondo malato di superficialità
La Nemica può essere una donna di cui ignoriamo il nome, il colore dei capelli, il volto, ma che ci ammalia, ci seduce, ci inebria e con occhi di sorella prendendoci per mano ci conduce lontano, incatenando il nostro cuore con le più dolci, sensuali e maliose parole. Ma quando ci accorgiamo di essere giunti per lei alle soglie della nostra morte, è troppo tardi ed ormai i più bei sogni, le più grandi passioni e i tremendi amori sono morti per sempre, giunti al crepuscolo, estinti da un fruscio di estasi ignote, uccisi a colpi di realtà da quella bella, avvenente, fanciulla dal nome VERITA’…
La Nemica può essere invece intesa come la spietata consapevolezza dello sfacelo, il fatto che tutti i protagonisti della tragedia sono consci d’avere posseduto qualcosa di eccezionale, una febbre miracolosa, che li rendeva diversi…GLI ELETTI… esseri malati di poesia, corrotti dalla tabe letteraria ” che rende la vita simile alla morte “…la nemica più grande è la consapevolezza che tutto è estinto e non tornerà…
Tutti loro ricordano con rammarico quei momenti in cui sentivano che avrebbero fatto qualcosa di eccezionale, che la loro vita sarebbe stata diversa dalle altre, che per loro si sarebbe fatta un’eccezione e che non sarebbero invecchiati mai… Nel finale i protagonisti maturano la consapevolezza che nulla è immortale e che tutto passa, scivola via incurante, le stagioni più belle, le passioni più intense, gli istanti più veri, tutto è destinato a finire… …ma arriva il giorno in cui per caso un luogo, un odore o un suono sembrano riportare alla mente tutta una stagione. Ritornano a frotte sensazioni di cose perdute, immagini dimenticate, amicizie scordate, e fra quelle foto consunte e scolorite dagli anni sembra di intuire un vago sentore di decadenza, come se anche noi ogni giorno morissimo piano piano e quell’ingenuo bambino che nel nostro cuore un tempo cantava ora abbia smesso, o semplicemente non lo ascoltiamo più…
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