Andrea è un giovane Dandy, un intellettuale raffinato dotato di buon gusto nelle opere letterarie e nelle arti figurative, garbato amante, abile seduttore e squisito poeta.
Quella del conte Sperelli è una vicenda triste e che nasconde una crisi di valori di ben più ampia portata, il suo amore antico per Elena Muti lo porta a dover confrontarsi con una società frivola, mediocre, intenta soltanto a ricercare nuovi scandali e nuovi diletti mondani, una società edonista e superficiale che Andrea sfrutta e subisce sino alle pagine conclusive del romanzo dove lo stesso protagonista esaspera l’immagine del piacere inquinando anche l’ultima possibilità di redenzione tra le braccia di Maria.
Andrea perciò assume all’interno del romanzo l’immagine di un personaggio ambivalente, in continua alternanza fra la vita mondana e la vita dello spirito. I ricordi di sublimi vicende d’amore fra le braccia della perduta amante lo portano a ricercare disperatamente il Piacere all’interno di un mondo insensibile, frivolo e corrotto di cui la stessa Elena faceva parte, finché si affaccia sulle soglie della sua vita la possibilità di redenzione fra le amorevoli braccia di Maria.
Maria è una donna profonda, sensibile e docile, il suo animo è genuino e gli intenti onesti. Nei primi giorni del loro amore, lontano da Roma e dalle distrazioni mondane, Andrea sembra ritrovare una pace perduta ed una serenità intrisa di poesia e di dolcezza, le sue parole sembrano leali i suoi intenti sinceri, il suo animo nuovamente redento e in pace con il mondo, ma la natura più vera e profonda dell’individuo ritorna a galla sin dal primo giorno a Roma quando le gaudenti lusinghe della vita anteriore si affacciano nuovamente nell’animo turbato del protagonista.
Elena rappresenta in realtà la parte più vera dell’animo camaleontico dello Sperelli in quanto proviene anch’essa da un mondo del tutto corrotto, in cui conta soltanto l’apparire e la ricchezza materiale, ma la sua ambiguità è ben più radicata di quella del protagonista che a volte sembra interpretare la parte dell’inetto, succube delle proprie passioni e della complessità del suo animo.
Elena abbandona Andrea misteriosamente, ritorna a Roma dopo due anni, pretende di rivedere l’antico amante, si lascia incantare e trasportare da quei dolcissimi ricordi che sembrano ancora accenderla d’amore ma nel momento di più alto trasporto rivela in maniera agghiacciante ad Andrea di essere sposata. La donna che lui ama e con cui aveva condiviso la più elevata delle passioni era d’un altro ed aveva scelto di sposarsi per interessi economici.
C’è da dire che la Elena dell’inizio differisce profondamente da quella spietata, cinica e insensibile delle ultime pagine, in grado di rispondere ad un Andrea folle di desiderio : – Vi farò dare da mio marito venti franchi. Uscendo di qui, potrete soddisfarvi.
Il comportamento di Elena fa pensare ad un attacco di gelosia poiché consapevole che il conte Sperelli stava corteggiando donna Maria oppure l’Elena che diceva d’avere tanto sofferto era soltanto una donna al pari di Giulia Arici e Clara Green, forse dotata di maggiore acume e finezza ma pur sempre una donna comune, idealizzata dallo Sperelli per quell’eccesso di passione che aveva avvinto anni prima le loro anime.
Quando Maria appare nuovamente sulla scena, sullo sfondo di quella Roma tanto amata si consuma lo sfacelo dello Sperelli, convinto di poter ritrovare la passione perduta alternandosi fra Maria ed Elena, e in un secondo tempo ricercando Elena in Maria. La facilità con cui il protagonista si adatta alla mostruosa commedia rende ancora più agghiacciante la fantasia mediante la quale Andrea crede ancora più perfetto il possesso immaginario del corpo di Elena mediante Maria. L’insieme di questa folle depravazione unita alla ricerca del Piacere perduto lo conduce inesorabilmente verso l’esagerazione finale in cui la disperazione per aver scoperto che la Muti è la nuova amante di Galeazzo Secìnaro lo porta a pronunciare il nome di Elena tra le braccia di Maria.
Sperelli non è un inetto, è semplicemente un uomo che asseconda la propria natura, è il figlio di un epoca malata, è l’incarnazione di una società abbietta e perbene. Elena rappresenta il lato oscuro del protagonista, colei che conosce la parte più ingannevole e brutale del suo animo ma che lo ha profondamente amato, Maria invece potrebbe essere la redezione, una redenzione che lo stesso protagonista preferisce evitare poiché sedotto da un vizio antico che lo porta a trarre piacere soltanto dall’eccesso.
Il conte Sperelli che sino all’ultimo momento aveva la facoltà di scegliere la via del Piacere o la via della redenzione si trova di fronte allo sfacelo. Elena si concede ad un’altra persona la quale non prova alcun rispetto per lei e che rivela pubblicamente i loro incontri amorosi in maniera superficiale e meschina come facevano gli amici dello Sperelli con Giulia Arici, Clara Green e tutte quelle donne leziose e prive di sentimento, Maria invece lo abbandona per sempre e ciò che resta al Conte Andrea Sperelli è quell’esistenza che lo ha sedotto e tradito.
Ad un livello ancora inferiore c’è un messaggio profondo che traspare nelle ultime pagine del romanzo, ovvero che il Piacere non lo si può cercare, riprodurre o inseguire, il vero piacere lo si ottiene soltanto mediante l’amore verso ciò che si possiede senza avere la pretesa di possederlo per sempre poiché il vero piacere potrebbe durare soltanto un attimo ma profumare un’intera vita.
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