Per Guido Gozzano il vero poeta non è chi predispone con debita eleganza le fialette dei lacrimatoi, colui che addestrato al verso, colto e saputo svende la sua virtù come una distinta cortigiana. Poeta non è colui che bada all’euritmia, all’accordo delle frasi, alla musicalità del verso o come il nostro “Orbo Veggente” all’approvazione “dell’aristocrazia” del tempo. Il vero poeta è un povero commesso farmacista che dopo la sua giornata di lavoro si rinchiude nella sua misera casa e parla con la sua malinconia. Il messaggio che Gozzano vuole dare al lettore è molto semplice e immediato ovvero che la fame di successo, la gloria, l’alloro limitano l’arte, come la cosa certa nuoce alla poesia. Il pensiero implicito che si può intuire tra le righe della poesia “Il commesso farmacista” è che per fare della poesia non occorre essere dediti allo studio e intenti nella realizzazione di un opera bensì imparare ad amare, vivere come dei “dilettanti di sensazioni” tutte le esperienze della nostra esistenza, imparare ad emozionarsi veramente e innamorarsi profondamente delle cose. La musicalità del verso deve seguire l’aria suggerita dal nostro cuore, l’armonia delle frasi deve essere in accordo con la melodia dell’anima e soprattutto l’intento con cui scriviamo deve essere puro, genuino e onesto, non corrotto dalla fame di successo o da inutili sogni di gloria poiché le poesie più belle molte volte sono quelle più sconosciute, inedite o occultate della critica che non sa leggere le parole dettate da un piccolo cuore.
Il vero artista difficilmente lo si trova negli sterili banchi delle università intento ad ampliare la propria conoscenza per scrivere l’opera inarrivabile, il vero artista non segue una moda, molte volte è incompreso, negletto e conduce una semplice e anonima vita ma da essa trova parole che imprime in un foglio con l’unico intento di sentirsi vivo, di accrescere la voglia di vivere ancora. Il vero artista sarà sempre incompreso poiché utilizza per manifestare un ideale perfetto un mezzo che è del tutto imperfetto poiché creato dall’uomo…il verso.
Per Guido il vero poeta non è chi predispone con debita eleganza le fialette dei lacrimatoi, colui che addestrato al verso, colto e saputo svende la sua virtù come una distinta cortigiana. Poeta non è colui che bada all’euritmia, all’accordo delle frasi, alla musicalità del verso o come il nostro “Orbo Veggente” all’approvazione “dell’aristocrazia” del tempo. Il vero poeta è un povero commesso farmacista che dopo la sua giornata di lavoro si rinchiude nella sua misera casa e parla con la sua malinconia.
Il messaggio che Gozzano vuole dare al lettore è molto semplice e immediato ovvero che la fame di successo, la gloria, l’alloro limitano l’arte, come la cosa certa nuoce alla poesia. Il pensiero implicito che si può intuire tra le righe della poesia “Il commesso farmacista” è che per fare della poesia non occorre essere dediti allo studio e intenti nella realizzazione di un opera bensì imparare ad amare, vivere come dei “dilettanti di sensazioni” tutte le esperienze della nostra esistenza, imparare ad emozionarsi veramente e innamorarsi profondamente delle cose. La musicalità del verso deve seguire l’aria suggerita dal nostro cuore, l’armonia delle frasi deve essere in accordo con la melodia dell’anima e soprattutto l’intento con cui scriviamo deve essere puro, genuino e onesto, non corrotto dalla fame di successo o da inutili sogni di gloria poiché le poesie più belle molte volte sono quelle più sconosciute, inedite o occultate della critica che non sa leggere le parole dettate da un piccolo cuore. Il vero artista difficilmente lo si trova negli sterili banchi delle università intento ad ampliare la propria conoscenza per scrivere l’opera inarrivabile, il vero artista non segue una moda, molte volte è incompreso, negletto e conduce una semplice e anonima vita ma da essa trova parole che imprime in un foglio con l’unico intento di sentirsi vivo, di accrescere la voglia di vivere ancora. Il vero artista sarà sempre incompreso poiché utilizza per manifestare un ideale perfetto un mezzo che è del tutto imperfetto poiché creato dall’uomo…il verso.
Per questo son proprio i versi più brutti, più spartani e più scialbi ad essere i più sinceri poiché partono dalla profondità del cuore a giungono attraverso la penna sino all’immensità del cielo.
Un grazie sincero a tutti i veri artisti e poeti che son nati e vissuti senza essere mai stati compresi poiché soltanto loro hanno saputo rendere più bello il mondo e forse è meglio che non si trovino limitati in una fredda antologia scolastica.
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