Secondo una leggenda che lo stesso d'Annunzio amava raccontare, egli sarebbe stato partorito in mare a bordo del brigatino della flotta di famiglia "irene". Il racconto poi si rivelò troppo gonfiato e d'Annunzio decise di non farne più menzione.
Dalla madre Luisa de Benedictis erediterà una particolare sensibilità mentre dal padre Francesco Paolo Rapagnetta (il quale acquisì solo nel 1851 il cognome D'Annunzio da Antonio D'Annunzio che decise di adottarlo) ereditò la passione smodata per le donne e l'inclinazione che portarono la famiglia a contrarre debiti.
Appena nato il nonno materno che adorava il bimbo decise di deporre nel suo capezzale una borsa di monete dallo stesso peso di Gabriele al fine di rispettare una vecchia consuetudine.
Gabriele venne registrato all'anagrafe di Pescara con il cognome d'Annunzio (con la d minuscola) per tutta la vita infatti nelle sue lettere e nella firma deciderà di usare la lettera minuscola - mentre le sue opere e i suoi scritti vennero pubblicati in maiuscolo.
L'infanzia di d'Annunzio trascorse in maniera serena, con la madre e le sorelle Anna e Elvira lo adoravano riempiendolo di attenzioni e di coccole - con la madre sviluppa un rapporto quasi mistico, un amore unico: “ella m’aveva fatto a somiglianza d’una immagine velata dell’angelo del mio nome”.
Il padre decide di iscriverlo al collegio Cicognini di Prato (un prestigioso e costoso collegio, conosciuto per i metodi severi e molto rigorosi). In quell'epoca d'Annunzio si rivela un carattere irrequieto, estremamente ribelle e dalla precoce capacità amatoria a tal punto che appena adolescente intraprende una relazione amorosa con Giselda Zucconi che lui soprannomina "Lalla" (figlia del direttore del Collegio e primo vero amore di d'Annunzio).
Appassionato di Carducci non tarda a rivelare il suo carattere narcisista e competitivo - nel 1989 infatti scrive una lettera al Carducci esprimendo tra le righe la sua volontà di essere ricordato dai posteri come un poeta Vate.
Dalla relazione con Lalla nasce l'opera "Primo Vere" pubblicata e finanziata dal padre. Il libro venne pubblicizzato dallo stesso d'Annunzio ricorrendo all'espediente di far uscire un articolo nel quale si raccontava la sua morte a causa di una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico tramutando il libro in un vero e proprio fenomeno editoriale. Questo espediente ebbe un serio impatto sulla formazione di d'Annunzio permettendogli di capire come la stampa e i media in genere possono influenzare le masse. Gran parte della sua vita infatti sarà caratterizzata da espedienti e intuizioni che al giorno d'oggi potremmo definire con il termine "marketing di influenza".
Il Libro fu recensito favorevolmente dal Chiarini sul "Fafulla della domenica" anche se venne sequestrato agli studenti del Cicognini per i suoi contenuti estremamente scandalistici. Inoltre d'Annunzio viene allontanato dalla Zucconi il quale inizia a scriverle lettere su lettere, mettendo in pratica la sua tecnica di seduzione che utilizzerà tutta la vita nei suoi amori leggendari.