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Altri crepuscolari

L’inizio del ‘900 in Italia è stato caratterizzato dalla poesia crepuscolare, molti di questi poeti a cui è stato conferito il titolo di “crepuscolari” sono rimasti del tutto anonimi e non hanno avuto nemmeno la consolazione di comparire in una antologia scolastica.

Il Crepuscolarismo non è una scuola, non possiede alcun manifesto, non rappresenta un determinato modo d’essere o di concepire la vita bensì uno stato d’animo mite, dolce, sconsolato ed ebbro di malinconia. Molti associano erroneamente la poesia crepuscolare a Gozzano o a Corazzini, ma entrambi sono semplicemente i poeti più significativi di quel periodo, poeti che hanno avuto l’onore e sicuramente il merito d’essere annoverati nel tempo.

Ma è proprio l’assenza di un determinato credo a caratterizzare i crepuscolari, per molti di loro la poesia è il rifugio alla precarietà del mondo, è un sistema per ritrovare nel passato una consolazione. Il poeta crepuscolare racconta i giardini desolati un tempo pieni di vita, case che non ci sono più, oggetti un tempo amati ed ora dimenticati per sempre, ” ciarpame, materassi logori”, amori che non possono ritornare poiché mutati in maniera irreversibile dal tempo.

Per il crepuscolare il tempo che passa è il centro della poesia, un tempo che li avvicina inesorabilmente alla morte prematura, il tempo che modifica tutto ciò che ci circonda, che ci allontana da tutto quello che abbiamo amato e che non può resistere poiché mutevole.

Per questi motivi la poesia crepuscolare non è legata ad un contesto storico particolare poiché è la poesia che narra la storia e le vicissitudini d’un individuo, dei suoi amori perduti, delle occasioni, dei rimpianti, della sua casa d’infanzia in rovina, della decadenza sui volti delle persone che aveva amato (monito che tutto è inesorabilmente passato e che nemmeno la volontà umana può far tornare indietro ciò che c’era un tempo), per questo il crepuscolare è disilluso ed amareggiato, sa che la sua ribellione si manifesta nei confronti di un qualcosa di fatale e irrimediabile. Il tono delle poesie è dimesso a volte prosastico, il linguaggio è semplice, elementare ed immediato, la poesia assume sfumature autunnali, colori serali, penombre in grado di caratterizzare l’inesausta e inconsolabile malinconia dell’autore.

Il Balcone da "La Fronda" (Tito Marrone)

Chi ci s’affaccia,
dimmi, a quel tuo balcone a petto d’oca,
ora che i muri si sgretolano
e i pavimenti crollano
e si lamenta nel cortile, fioca
voce di solitudine,
la fontanella roca?

Non singhiozzare. Dimmi che tu sei
morta o perduta
in un lontano camposanto dove
per anni ed anni
l’erba è cresciuta
su la tu pietra logora.
Dimmi che tanto tempo è passato;
ch’eri già vecchia che sei morta in pace.
E soffoca il tuo pianto;
ti dimenticherò.

Ma se tu singhiozzi
da quest’ombra vicina,
subito il tuo ricordo giovanile
mi balzerà dall’anima corrosa
disperatamente;
ti penserò vivente,
capelli biondi, occhi d’azzurro, bocca
di rosa!

Non singhiozzare. La tua casa crolla.
Il tuo balcone è arrugginito. Il tempo
come vento trasporta
l’onda della sua polvere
per ricoprirci. Dimmi che eri vecchia
e che sei morta : ti crederò.

Sentirò sul mio capo appesantito
tutti i capelli bianchi.

da "L’istantanea" (Guelfo Civinini)

<…>
E nella piccola fotografia
un po’ sbiadita noi resteremo

come persone d’un altra età:
con una piccola malinconia
ancora la mano ci stringeremo,
ma l’amore nostro dove sarà…
…chi sa dove saremo,
chi sa che avremo nel cuore stanco,
dove saranno queste ore liete !
<…>

da "Che Malinconia" (Marino Moretti)

Rammenti le ore che buttammo via
nella saletta d’una stazione?
Forse qualcuno le ha trovate buone,
e le ha raccolte… Che malinconia!

E le ore in cui ti vidi lacrimosa
a un tratto per la persistente nota
d’un pianoforte in una via remota?

da "Incontro" (F. Guccini)

E correndo mi incontrò lungo le scale,
quasi nulla mi sembrò cambiato in lei,
la tristezza poi, ci avvolse come miele,
per il tempo scivolato su noi due.

<…>
Dieci anni da narrare l’uno all’altro,
ma le frasi rimanevan dentro in noi.
Cosa fai ora, ti ricordi,
eran belli i nostri giorni…
<…>

Persino ai giorni nostri alcuni autori e poeti potrebbero essere definiti crepuscolari, basti pensare ad alcuni brani celebri di Francesco Guccini quali: Autunno, Incontro, Un vecchio e un bambino, Ti ricordi quei giorni, Farewell, Canzone della Vita Quotidiana, Scirocco e tanti altri ancora o ad alcune poesie di Totò Scordo il malinconico poeta di Tropea.

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